Cheap Wine – Based on Lies

Un grande abbraccio

Se esiste un dio del rock… beh allora ha scelto tra i suoi profeti per il 3° millennio i Cheap Wine. A tutti gli atei e non credenti dico: ascoltate Based on lies per credere! Da 4 evangelisti del rock nel frattempo sono diventati 5 ma del resto anche i Tre moschettieri erano in 4 e nessuno si è mai scandalizzato. Non ho più aggettivi per descrivere questa band, li ho utilizzati tutti per i precedenti 8 dischi e quindi non mi resta altro da fare che meravigliarmi per l’ennesima volta davanti ad un loro nuovo disco, per rimanere in tema religioso, mi sento come la statuina del presepe,  con le braccia aperte che viene posizionata solitamente davanti alla capanna. Il quinto “evangelista” suona il piano ed è Alessio Raffaelli; il suo inserimento ha dato una sterzata decisiva al suono della band. Alan e Alessandro rimangono i solidi pilastri che sanno giocare con la ruvidezza delle canzoni più tirate ma sanno tirare fuori anche la morbidezza nelle ballate, la chitarra di Michele (che ribadisco essere per me uno tra i 5 migliori chitarristi del vecchio continente) è forse meno sovra-utilizzata ma credo molto più valorizzata in quanto ora si può spartire il lavoro con il piano e la tastiera di Alessio, Marco ha regalato dei gran bei testi e come sempre ha utilizzato la voce come fosse uno strumento parte della band, non emergendo mai e lasciando che il sound e la voce defluissero insieme come un torrente che porta la sua acqua al mare della musica.
Breakway è tra i migliori inviti all’ascolto che i Cheap Wine abbiano potuto scrivere, è un uragano musicale che annuncia il suo arrivo, dapprima la chitarra, poi le keyboards, poi l’armonica e infine la ritmica che fa turbinare l’aria tutta intorno a me e sollevandomi dalla sedia e trasportato nella vertigine sonora che la band sa creare. Waiting on the door è una cavalcata ipnotica, un sogno, è come trovarmi al largo in un mare avvolto dalla foschia e non ho paura di lasciarmi trasportare dalla corrente e dal rincorrersi di corde e di tasti bianchi e neri, anch’io alla fine mi sveglio, come Marco racconta nel testo, e mi sembra tutto ancora reale e concreto. Lover’s Grave sembra proseguire il filo musicale della song precedente ma si parla di inganno e di disillusione, è come camminare sulla spiaggia per poi voltarsi indietro all’improvviso e accorgersi che il mare ha cancellato le nostre impronte lasciandoci nel nulla quasi senza un passato in balia del nostro sconosciuto destino. Give me Tom waits è rock’n’roll, sono io, e probabilmente chiunque può trovare un po’ di se all’interno di questo brano, il piano di Alessio segna il tempo e la chitarra di Michele ci regala un “solo” liberatorio; è un inno alla libertà di essere se stessi di lasciare fluire solo ed esclusivamente le proprie emozioni. The big blow racconta musicalmente praterie sconfinate nelle quali è facile perdersi ma traccia un filo di speranza “..non è mai troppo tardi per rimettere in piedi la propria vita”. Based on lies è la title track caratterizzata da uno swing che invita a mettersi seduto al bancone del bar a bere del Gin e ripensare alla vita, le immagini che Marco ci propone questa volta sono apparentemente flash sconclusionati alla Tom Waits che seguono un filo logico e lo portano ad affermare che “...tutto questo sistema è basato su menzogne“. On the way back home è una ballata che si sviluppa su arpeggi di piano, anche la voce di Marco si trasforma in quella di un crooner, il testo evocativo racconta di una sconfitta che è il fil-rouge dell’intero disco fatto di storie personali che potrebbero appartenere a chiunque e proprio in queste storie mi ci ritrovo e mi commuovo.
Si può perdere la voglia, la casa, il lavoro ci si può perdere in se stessi come racconta Lost inside che riesce ad esprimere la rabbia per una sconfitta personale, una canzone nervosa a cavallo tra i ’60 e i ’70 che mi fa immaginare di passeggiare per le backstreets a prendere a calci lattine e bidoni senza pace, senza trovare un luogo che mi faccia star bene con me stesso perchè se uno è perso dentro di se e non è in pace con la propria anima e non troverà mai un posto dove si possa sentire veramente a “casa”; il solo di Michele è un urlo che lacera l’aria intenso e bruciante. The Vampire riabbassa i toni, ma nello stesso tempo li rende più cupi, bello l’intreccio tra chitarra e piano, ancora la voce di Marco torna a recitare, a toccare i silenzi della mia mente e mi ricorda che “lottare contro il destino è inutile” e che “è troppo tardi per ritrovare la via di casa” e ancora la chitarra di Michele ad urlare contro il cielo. To face a new day è una fuga “La speranza è morta e i sogni sono tutto quello che ci resta per affrontare un nuovo giorno” gran pezzo, tagliente come un rasoio, di quelli che mi scoperchiano l’anima come una scatoletta di tonno. Conclude il disco The stone, una ballad che toglie il fiato e lascia senza speranza, una danza che massacra il cuore e prelude alla fine di tutto!
Musicalmente i Cheap Wine sono impeccabili, le canzoni sono belle e coinvolgenti, ma questa volta i testi hanno una marcia in più. Un disco perfettamente inserito nel contesto storico in cui è stato composto, un disco che ha lasciato un segno indelebile dentro di me. Come annotazioni vorrei fare i complimenti a Serena Righetti che ci ha regalato un booklet bellissimo, i suoni sono belli e i nostri 5 hanno suonato alla stragrande, un’aggiunta, quella di Alessio, che ha reso completa una Rock Band che ha sfruttato il piano per intraprendere strade nuove, per rimettere in discussione il loro sound, segno questo di grande maturità e professionalità. Concedetemi di dire che in Italia… Cheap Wines Rulez!!!!

La musica forse non salva, non da risposte ai nostri perchè, non ci fa sembrare tutto più bello ma in queste 11 canzoni quello che ho trovato è consolazione, sapere che non sono il solo al mondo a provare e sentire certe cose a vivere un malessere, non è una risposta ma un conforto è come avere trovato un amico che mi capisce veramente e mi regala un grande abbraccio musicale e di emozioni condivise, Based on Lies, da oggi, è il mio migliore amico.