Daniel Pearson – Mercury State

Smoke for the soul

Non è possibile e non è neppure legale che possano mettere in commercio dischi come questo Mercury State. Come minimo dovrebbero scriverci sopra “Attenzione crea assuefazione“. Fu così che… incominciai ad ascoltarlo un po’ alla volta, come quando da adolescente ho comperato il primo pacchetto di Marlboro da 10, la prima è per provare,  per vedere che effetto fa, per assaggiarne il sapore, per sentire cosa c’è di particolare nell’aspirare fumo, così è stato per Factory Floor, una boccata di fumo che mi ha riempito i polmoni, mi ha tolto il fiato, quel fumo rarefatto di note dentro di me che non volevo più fare uscire, che ho cercato di trattenere fino ad esplodere fino a che non ho assaporato quel gusto amaro ma tanto affascinante che mi ha lasciato la voglia di continuare… La seconda è per vedere se è come la prima, ma Promises non è così, è elettrica, sto imparando ad aspirare e questa mi graffia la gola ed ha un sapore diverso, sto incominciando a prendere una certa confidenza. La terza mi provoca il classico capogiro, la vista si annebbia e devo sedermi per poterla finire tutta, I Still Believe è proprio una bella botta, fatta solo di piano e voce, ho lo stomaco sotto sopra e mi dico, basta, non posso star male così per una canzone, quattro accordi e una manciata di parole non possono ridurmi come uno straccio, la lascio consumarsi tutta, fino in fondo, fino a bruciarmi l’indice ed il medio. Fumare è anche cool, e Hard Time è una soundtrack più che adatta all’occasione, così la quarta mi fa guardare il mondo dall’alto verso il basso, io con questa sono fico, nulla mi può accadere e soprattutto riprendo coscienza di me stesso e incomincio ad avere consapevolezza del mio nuovo status e, detto sinceramente, mi piace assai. Accendo la quinta e il mondo intorno a me ha tutto un altro aspetto, ormai sono un fumatore di Daniel Pearson, il sapore di  Rat Race si mischia ad altri sapori conosciuti, mi è familiare, mi rassicura, sono presente, sono io, mi muovo disinvoltamente, sono a mio agio. I problemi insorgono con la sesta, perchè All is not lost mi toglie il fiato, mi porta sull’orlo di abbandonare il mio nuovo status, fa troppo male, preme sul petto, mi fa tossire, mi spinge fuori qualunque cosa trattenessi dentro di me, mi fa piangere e il fumo e le lacrime scopro che vanno molto, ma proprio molto d’accordo. Quando ho un pacchetto di sigarette che stanno per finire, non mi preoccupo perchè non penso a quelle che ho già fumato, ma ottimisticamente a quelle che ancora mi restano con le quali, riuscirò a finire la giornata e così la settima è Medication che mi risolleva e mi fa provare il fascino di una corsa in auto col finestrino aperto e mi fa sentire tanto James Dean e mi fa sentire di nuovo il padrone del mondo. Non so per quale associazione particolare ma la zighi col caffè è uno dei momenti che preferisco, un momento bello che mi da più piacere degli altri, così l’ottava, Old Friends, ha il gusto delle cose belle, dei buoni ricordi, di quei momenti che non dimenticherò mai, un volto, un attimo, uno sguardo, un gesto sono tutti lì, in quello sbuffo di fumo che odora di caffeina che si innalza verso l’alto come una richiesta di aiuto, nella speranza che quei momenti non finiscano mai e che possa viverne tanti, tutti i giorni. La nona è quella dei pensieri, dell’attesa, fumo Lights appoggiato ad una colonna, lo sguardo fisso all’orizzonte a veder scorrere la vita e a fare i conti con il passato ed il presente fregandomene del futuro, si consuma in fretta, forse troppo, come non avrei voluto che accadesse, mi sarebbe piaciuto fosse durata in eterno, come una boccata senza fine. Io mi perdo dentro di lei a gustarmi ancora e ancora, il suo odore e il suo sapore… ne vorrei ancora ma sono finite perchè la decima sigaretta, ho pensato di offrirvela, consideratela come un invito all’ascolto di questo Mercury State, ma attenzione, come ho già detto provoca assuefazione e gravi malattie gastro-cardiache ma solo a coloro che sanno respirare la musica a pieni polmoni…