Hill Country – Hill Country

Nella lunga tradizione dei “supergruppi texani”, dopo il recente esordio di The Panehandlers un altra band di grandi musicisti si affaccia sulla scena musicale country del texas: sono gli Hill Country

Il frontman Zane Williams, è una vecchia conoscenza del Country Bunker con ben 7 album da solista alle sue spalle che ad un certo punto della sua carriera, ha deciso che fosse arrivato il momento di espandere il proprio spettro musicale. Ha chiamato così all’appello il collega Paul Eason anch’egli con 3 album all’attivo e un passato da chitarrista solista per la leggenda del Texas-Country Kevin Fowler, che probabilmente, stanco di fare il side-man ha subito accettato l’idea di poter far parte di un progetto che lo vedeva eletto tra i protagonisti. Alla batteria è stato interpellato Lyndon Hughes, in grado di dare oltre alla parte ritmica una voce in più al gruppo e mettere al servizio della band la la sua esperienza di ingegneria e produzione maturata negli anni avendo lavorato tra gli altri con artisti come: Cody Johnson, Sundance Head, Roger Creager 

Con gli inserimenti del polistrumentista e cantante Andy Rogers (banjo, dobro, mandolino e chitarra) e di Sean Rodriguez al basso e alla voce, l’esclusiva miscela vocale della band si è solidificata e concretizzata dopo una sola jam session estemporanea in una sala prove presa in affitto dove hanno capito immediatamente che la chimica tra di loro era perfetta.

Il sound abbraccia entrambi i generi musicali del country, il bluegrass, il folk e il rock acustico. Una delle meraviglie del disco è ascoltare le armonie delle 5 voci che si intrecciano, si sovrappongono, si amalgamano alla perfezione. La qualità del  songwriting e il talento musicale sembra emergere senza alcun sforzo, con semplicità, naturalezza e potenza come fossero una band che ha calcato palchi per 20 anni ma non è stato affatto così visto che il loro primo incontro è stato proprio in quella Jam nell’estate del 2019. Le alchimie musicali, come quelle nella vita quotidiana a volte emergono per caso, probabilmente è la fiducia, il sentirsi accolti e rispettati che fa si che una band possa tirare fuori il meglio sia individualmente che singolarmente esplodendo un un suono così perfetto e compatto che stupisce fin dal primo ascolto.

Il disco, registrato tra Austin e Houston durante un periodo di undici mesi, ha visto la luce nel Maggio 2020. Hill Country può essere una regione collinare del Texas, delle colline del Tennessee, della California, del North Carolina o dell’Alabama, il termine “Hill Country” è universale come la musica contenuta all’interno del disco che ci porta in un viaggio attraverso dodici brani (tutti originali arrangiati, prodotti ed eseguiti dagli stessi membri della band) che hanno il sapore di Band che hanno fatto la storia della musica. River Roll con le sue tre chitarre acustiche e ricorda gli anni ’70 di The Band e James Taylor. The Eagle è un classico sostenuto da toccanti armonie vocali su un letto di dobro, mandolino e chitarra. Palomino Gold (tra le mie preferite) è una indolente ballata che evoca enormi spazi e cieli blu nei quali perdersi con l’immaginazione sulle note di una liquida steel gustar che scorre lenta, come un fiume, lungo tutta la canzone. Work to Do e Company Man portano i sapori e i colori del tipico texas-country la prima con quella chitarra elettrica che si intreccia col dobro si concentra sul sound degli ’80, la seconda, più moderna, abbraccia il mood delle nuove generazioni. Atmosfere tex-mex per Adios mentre la successiva Evergreen è una canzone tipicamente bluegrass ma con l’aggiunta della batteria. Hey Susanna ha una connotazione alt-country chitarra con un filo di distorsore ma sempre con le armonie vocali ad impreziosire il tutto. Dixie Darlin racconta di un amore perduto nello stile e incedere più classico del troubadour. The Last Dance è uno di quei lenti da ballroom imprescindibili. In Janie Lynn sono ancora le voci le protagoniste assolute fino all’arrivo del banjo che si lancia in una lunga cavalcata portandoci nel profondo west! La conclusiva Somewhere Down the Road è pura “americana” e racchiude il messaggio che la Band è legata alla storia, alle tradizioni qualunque esse siano purché oneste e genuine. I territori geografici e musicali esplorati nel disco sono tanti ma tutti hanno una radice comune, un profondo amore per la loro terra e la loro musica che più che mai in questo caso, sento fortemente anche mia.