Okkervil river: I am very far

Odi et amo
Ascoltando l’iniziale The valley e la successiva Piratess sono già in paradiso, sound anni ’80 batteria, tastiere, archi, fiati… insomma un tripudio vintage, che visto il mio amore sviscerato per la musica di quegli anni mi cattura e mi fa impazzire!!! Poi colto da dubbi spingo il tasto “HOME” del mio iPhone per controllare di non aver sbagliato disco… no no!!! sono proprio gli Okkervil River, già ne ero attirato ma non era mai scoccata la scintilla della passione, ora ne ho una cotta e li amo perdutamente!!! Insomma è stato come accorgermi che quella mia amica di vecchia data ora che si è tagliata i capelli, ha cambiato modo di vestirsi e di comportarsi mi piace e tanto!!!  Dico subito che per chi tra voi, amiche ed amici delle backstreets che coraggiosamente mi leggete, è legato al suono della band e soprattutto a Down The River of Golden Dreams, loro splendido secondo album, ascoltando questo I am very far storcerete alquanto il naso, il suono è cambiato Will Sheff ha dato una svolta al sound, al suo stile compositivo ed al lavoro in studio. Il disco risulta “altro” rispetto al passato. Rider è epica, una cavalcata rock verso terre inesplorate (in continuo loop in cuffia) e poi la successiva splendida ballad Lay of the last survivor (quanto di più vicino al “vecchio sound”) chiude un pokerissimo di songs che da solo, per me, è valso l’acquisto! L’atmosfera è quanto mai “sinfonica”, molti direbbero barocca, io l’adoro così ricca, a volte rindondante e nello stesso tempo indispensabile per queste canzoni. Un grande dispiego di forze, 14 musicisti, (due batterie, due bassi, due piano e sette chitarre) e di accorgimenti musicali (vedi l’uso della carta di giornale come base percussiva). Un disco di impatto emotivo e sonoro dove ho sbattuto il muso nel muro musicale creato da Will Sheff che sembra dirci che gli Okkervil, quelli che conoscevamo, sono dietro, ora, per segurli, dobbiamo scavalcare questa parete che per chi desiderava i suoni rarefatti, sgangherati dei precedenti dischi è un limite invalicabile, per chi invece è pronto ad alzare il volume dei riproduttori a livelli di decibel oltre la soglia consueta, diventa una vera e propria liberazione.. ed io l’ho fatto ed ora sono liberoooooo. Da tiepido estimatore della band mi ritrovo ad essere completamente rapito, assoggettato, ricattato e grato a Will Sheff per questo piccolo capolavoro! Uno dei dischi più belli dell’anno o forse tra i più deludenti, insomma, un disco da “odi et amo”, se ne dibatterà a lungo ma, personalmente, ascolto dopo ascolto I am very far è diventato il mio compagno inseparabile la grandezza e il coraggio di Will Sheff sono tutti nell’aver saputo seguire il flusso delle note e delle emozioni che devono averlo invaso, quando in testa gli frullavano suoni diversi  per dirlo in una parola… catartico!