Wade Bowen & Randy Rogers – Hold My Beer vol. 2

Wade Bowen e Randy Rogers sono due affermati musicisti di Texas Country, da tempo sul mercato, il primo come solista il secondo come Randy Rogers Band. Nel 2015 hanno a sorpresa pubblicato insieme un album intitolato Hold My Beer, costituito da canzoni raccolte e messe insieme un po’ per scherzo, un po’ per gioco ma ugualmente sorprendenti, per quanto presentassero alti livelli di qualità,  all’uscita di quel disco ha fatto seguito un tour acustico in Texas. Hold my beer è un’espressione gergale rivolta ad una persona prima chequesta faccia qualcosa di insensato o di stupido. Con l’uscita di questo Hold My Beer vol. 2 scopriamo che questo loro progetto “parallelo” non è più un gioco, dopo l’accoglienza positiva ricevuta dal primo disco, Randy e Wade hanno preso la cosa veramente sul serio, lavorando su un preciso progetto, scrivendo canzoni per l’occasione insieme con Jon Randall & Jim Beavers e mettendo alla produzione del disco nientepopòdimenoche Mr. Lloyd Maines.

Hold My Beer Vol. 2 è una dichiarazione d’amore per la country music è un  un album di musica country che parla di musica country. Rhinestoned è un inno che parla sulla fortuna di essere cresciuti ascoltando il classic country. Speak To Me Jukebox snocciola una serie di titoli di vecchi classici del country, This Ain’t My Town parla di come il mondo in continua evoluzione ci derubi di continuo di ciò che era prezioso nel passato, inclusa la musica country e Mi Amigo è una fantastica collaborazione con Asleep at the Wheel.

Rodeo Clown è il primo singolo e video del disco ma è Ode to Ben Dorcy (Lovey’s Song) il punto di forza dell’album.

Wade e Randy non avrebbero mai immaginato di vedere i loro nomi accomunati a quello di Waylon Jennings, ma nella traccia 6 avviene l’impossibile. Ode to Ben Dorcy (Lovey’s Song), è una canzone scritta da Jennings mai  registrata ufficialmente, la voce di Waylon, è presa dal worktape della canzone che aveva lo stesso Dorcy.

Dorcy, è conosciuto come Il più vecchio roadie del mondo e soprannominato Lovey, ha incominciato il suo lavoro verso il 1950 era amato da tutti i più grandi nomi della musica country (Merle Haggard, Johnny Cash, Elvis Presley e dozzine di altri artisti importanti, nonché anche cameriere personale di John Wayne) tutti, compresi Bowen e Rogers, lo consideravano prima di tutto un grande amico.

L’esistenza di Ode to Ben Dorcy era nota tra gli amici e i conoscenti di Dorcy, che amava suonare sempre quella canzone per le persone cheincontrava, Ben adorava quella canzone e ne andava profondamente orgoglioso!  Rogers, racconta che quando lui e Bowen hanno iniziato a lavorare su Hold My Beer, Vol. 2, hanno chiamato Shooter Jennings per ottenere il permesso di rilasciare ufficialmente “Lovey’s Song”.

L’approvazione è arrivata da Shooter e da Jessi Colter e lo stesso Shooter è stato invitato a cantare. La versione finale di “Ode to Ben Dorcy” ha ottenuto immediatamente l’approvazione della famiglia Jennings, e a registrazione completata Shooter ha detto: “A mio padre sarebbe piaciuta davvero molto,”

Dorcy sapeva che Bowen e Rogers stavano pensando di registrare la canzone e ne era veramente felice ma purtroppo nel 2017, all’età di 92 anni, è morto prima di poterla ascoltare.

L’atmosfera che si respira ascoltando Hold My Beer Vol. 2, riporta, Randy Rogers e Wade Bowen a interpretare la grande musica country del Texas, preservandone le tradizioni e lasciandole in eredità alle una nuove generazioni. Il disco è tecnicamente perfetto grandi interpretazioni, belle le voci, ottima strumentazione e in più la grande produzione in studio di Lloyd Maines, fanno di questo disco una vera testimonianza che i due generi hanno ancora il loro fascino ed il loro immenso valore.

Mike Teardrop Trio – Till the Down

Il mercato del country e del rockabilly è ampiamente diffuso al nord dell’Europa (diciamo pure ovunque in europa tranne che nel sud del continente ed in Francia). L’etichetta svedese Enviken pubblica regolarmente album di rock & roll e rockabilly proprio come in questo caso: Till the Down degli svedesi Mike Teardrop Trio, composti da Mike Teardrop (voce, basso), Rasmus Andersson (voce, chitarra) e Henrik Ulander (batteria). 

Con uno slap-bass alla base del loro suono, grandi armonie con l’aggiunta di un pizzico di buona musica country, hanno dato origine ad un suono difficile da trovare in questo terzo millennio andando così a riempire un buco importante nel panorama musicale odierno.

Chiamano la loro musica countryfied rockabilly. 

Sul loro nuovo disco ritroviamo quel suono autentico degli anni ’50 già presente  in Hangin Around, (il loro album di debutto del 2017) semplice, accattivante e diretto, senza fronzoli integrando elementi propri della country music al rockabilly. 

Hanno scelto 9 canzoni di artisti classici degli anni ’50 e di band contemporanee come The Barnshakers, Di Maggio Bros e The Nu-Niles, unendo alla setlist 5 loro canzoni originali. Basta ascoltare il brano che apre il disco, Sad & Blue, che affronta il tema del cowboy solitario, per rendersi conto immediatamente di essere di fronte ad un perfetto mix di country e rockabilly.

Nel disco ci sono echi di Buddy Holly, The Blasters e BR5-49, il Country di Countrty Boy e Twenty-One, l’up-tempo di Good For Nothing, il rockabilly puro di That Extra Mile e For Rent, il mid-tempo di Two Timing Mama, le classiche Someone To Hold e Mr. Jukebox dove compare il piano di Stefan Nykvist. Il disco si concludere con l’honky-tonk di Till The Dawn. Questo più che un album è una enciclopedia di 70 anni di musica, di quella nata ai ridosso dei ’50 che si rivolge agli amanti sia del Rockabilly (quello originale) che del Country e che renderà sicuramente piacevole l’ascolto sia chi la musica ama ballarla sia a chi ama ascoltarla.

Tex-Mex

La musica Tejano o Tex-Mex è una musica popolare nata in Texas alla fine del XIX secolo, originata dalle popolazioni messicano-americane del Texas centrale e meridionale, le influenze principali sono americane e i tipi di musica che compongono Tejano sono la polka, il pop, il rock, l’R&B e le influenze latine di norteño, mariachi e cumbia messicana. 

Come tutta la musica americana ha influenze di generi e strumenti tipici della cultura europea ma questa volta a differenza della hillbilly music, provenienti dalla Germania, dalla Cecoslovacchia e dalla Polonia.  Dopo la fine della guerra d’indipendenza del Messico nel 1821 il Texas divenne una parte del Messico, per incoraggiarne il popolamento le autorità messicane consentirono l’immigrazione dagli Stati Uniti quindi gli emigrati di queste nazioni si trasferirono in Texas. Nel 1834 si stima che oltre 30.000 europei e solo 7.800 messicani vivessero in Texas. La loro influenza di musica come il valzer e la polka e altre forme popolari. ebbe un forte impatto sui Tejanos che erano  principalmente allevatori e contadini. L’unica musica che conoscevano era quella portata dai buskers dell’epoca basata sulla tradizione popolare tramandata per generazioni, i loro strumenti di base erano il flauto, la chitarra e il tamburo. L’incontro di quella cultura musicale con quella dei polacchi, dei cechi e dei tedeschi, incominciò a incorporare il ritmo ternario del valzer e quello binario della polka alle forme tradizionali come il corrido e il mariachi trovando nella fisarmonica il protagonista di quella nuova musica agli stili dell’Europa continentale. Gli immigrati tedeschi arrivati nel Texas centrale e in Messico aprirono coltivazioni di orzo e e costruirono birrifici.  La fisarmonica fu conosciuta così ed adottata immediatamente dai Chicanos all’inizio del XX secolo e divenne uno strumento fondamentale per i musicisti folk Tejanos in Texas e nel Messico settentrionale, così le piccole band conosciute come orquestas, sono diventate un punto fermo nelle feste della comunità.  

Il pioniere della fisarmonica fu Narciso Martínez, negli anni ’30, insieme a Santiago Almeida con il suo bajo sexto (simile ad una chitarra a 12 corde) crearono un nuovo stile musicale, il conjunto che divenne in poco tempo la musica popolare della classe operaia Tejano. I conjuntos sono gruppi musicali formati da tre o quattro musicisti (chitarra, bajo sexto, e fisarmonica). 

Negli anni ’50 e ’60, il rock and roll e la musica country fecero sentire la loro influenza, e chitarre elettriche e batteria fecero la loro apparizioni nelle band di conjunto.

Artisti come Flaco Jiménez ed Esteban Steve Jordan sono diventati popolari sulla scena internazionale della musica mondiale negli anni ’80 e ‘90 che ha sfornato musicisti che sono riusciti ad abbattere i confini ed ad imporsi in tutto il resto del mondo. Conosciamo ed apprezziamo Los Super Seven, un “supergruppo” costituitosi nel 1998 che nel 1999 ha portato a casa un Grammy Award per il miglior mexican-american album comprendeva tra gli altri Joe Ely, Freddy Fender, Flaco Jimenez (Texas Tornados),  Ruben Ramos, Rick Treviño, Doug Sahm, Joel Guzman, Rodney Crowell, John Hiatt, Lyle Lovett, Raul Malo, Delbert McClinton, Joey Burns e John Convertino (Calexico) David Hidalgo, Cesar Rosas e Steve Berlin (Los Lobos)

Texas Tornados è una band di Tejano capitanata da Flaco Jiménez, con Augie Meyers, Doug Sahm e Freddy Fender vincitori di un Grammy Award nel 1990, Los Lobos sono una band (rock and roll, Tex-Mex, country e norteños) che arrivano dal Barrio dell’este de Los Angeles saliti alle cronache nel 1987 grazie alla cover della Bamba di Ritchie Valens e i Calexico una band di tex-mex di Tucson, AZ formata dai 2/3 di Giant Sand: Joey Burns e John Convertino, che col tempo hanno ampliato lo scarno e desertico suono degli esordi con ritmi latini,  mariachi, conjunto, cumbia e tejano.

Hillbilly

Lo stereotipo di un hillbilly: è un bianco del sud che vive prevalentemente nell’area delle Appalachian Mountains (o Ozark Mountains), che possiede un fucile da caccia, va a piedi nudi, indossa un cappello floscio e consunto, beve il moonshine che autoproduce nascosto nei boschi, suona il banjo o il violino, guida il vecchio scassato pick up, ha i denti marci, è scarsamente educato, ha una barba lunga, indossa una salopette ed è felice e contento di quello che ha. Solo perché qualcuno è un hillbilly non significa che si adatti allo stereotipo hillbilly sopra elencato che tutto sommato riassume tratti positivi e negativi della società americana: gli “Hillbillies” sono spesso considerati individui indipendenti e autosufficienti ma allo stesso tempo sono anche definiti arretrati e violenti. 

Molti dei primi emigrati negli stati uniti erano Irlandesi di religione protestante fuggiti dal loro paese intorno al 1730 quando i Cattolici inglesi e i Presbiterani scozzesi decisero di colonizzare la regione protestante dell’ulster (Ulster Plantation).

Gli irlandesi insieme agli Scozzesi delle lowlands e agli abitanti dell’Inghilterra settentrionale furono costretti a fuggire nel nuovo mondo dove, finito di pagare il debito al capitano della nave che li aveva trasportati oltre oceano, nel XVIII secolo hanno lasciato la costa dove erano insediate le 13 colonie e si sono trasferiti sui monti Appalachi per vivere di agricoltura e pastorizia lontano dalle restrizioni imposte dai coloni inglesi nelle città della costa.

Si cerca da anni di dare un significato etimologico del  termine “hillbilly” ma non si è ancora raggiunta l’unanimità sulle origini del nome. Il termine hill si riferisce a collina e sicuramente a persone che preferivano l’isolamento dalle 13 colonie e “billy” può significare “compagno” o derivare dal termine billy goats cioè capra di montagna.

Lo stereotipo “classico” hillbilly ha raggiunto la sua attuale caratterizzazione durante gli anni della Grande Depressione che ha visto dagli anni ’30 ai ’50,  molti abitanti delle montagne degli Appalachi spostarsi a nord verso le città industriali del Midwest, migrazione che divenne nota come “Hillbilly Highway”. I poveri bianchi sono diventati personaggi centrali nella cronaca, nei fumetti con Hard Haid Moe della Disney, conosciuto in Italia come Dinamite Bla, Li’l Abner e Snuffy Smithe in tv con The Real McCoys, The Andy Griffith Show ma soprattutto con The Beverly Hillbillies, una sitcom televisiva andata in onda sulla  CBS dal 1962 al 1971che racconta le vicissitudini di una famiglia di montanari, descritti come come poco intelligenti, ma con abbastanza scaltrezza da tenere testa alla gente più sofisticata e meglio istruita della città. Il famoso spettacolo televisivo degli anni ’70, Hee Haw, proponeva regolarmente uno stile di vita dello stereotipo “hillbilly”. È andato in onda per la prima volta su CBS dal 1969 al 1971, in sindacato dal 1971 al 1993, e su TNN dal 1996 al 1997. Hee Haw era incentrato soprattutto sulla musica country ospiti erano artisti famosi come Buck Owens e Roy Clark per la maggior parte delle puntate (ma passarono veramente tutti i più grandi, da Johnny Cash a scendere) Lo spettacolo era famoso per il suo umorismo di campagna e soprattutto per le ragazze scarsamente vestite in abiti stereotipati da figlia del contadino (chiamate Hee Haw Honeys). Non dimenticherei The Dukes Of Hazard con uncle Jesse che incarna lo stereotipo di Hillbilly e i tanti ospiti musicali che sono apparsi, Jessi Colter, Johnny Paycheck e soprattutto Waylon Jennings che oltre che partecipare come attore era la voce narrante nonché autore della sigla iniziale Good ol’Boys (colonna sonora della sigla di BCB).

La popolare bibita Mountain Dew era in origine il soprannome usato per indicare il Moonshine. il testo di una canzone del 1882 dice: “Of the rare poteen from Ireland green, distilled from wheat and rye. So take off your coat and grease your throat, with a bucket of mountain dew.“. Durante il proibizionismo, i moonshiner appalachi hanno usato il termine Mountain Dew (letteralmente: rugiada di montagna) in modo che le forze dell’ordine non sapessero che si riferivano all’alcool illegale. Nel 1932, due fratelli di Knoxville, TN, Barney e Ally Hartman hanno creato una bevanda con zucchero di canna, aroma di agrumi e carbonizzazione (gasatura) ed hanno soprannominato il loro intruglio Mountain Dew.

La musica Hillbilly era il nome dato al genere oggi conosciuto come musica country. Nome coniato nel 1925 dal pianista Al Hopkins, che resistette fino agli anni ’50.

La “musica hillbilly” racchiude tanti generi come il bluegrass, country, western e gospel. La canzone popolare appalachiana esisteva fin da quando i primi abitanti delle colline incominciarono a produrre musica, inizialmente erano ballate della terra natale eseguite col fiddle che con il tempo sono state sostituite o riadattate con le storie nate  e derivate dalla nuova terra. Sulla costa non era possibile bere alcolici, ballare, cantare e cercare compagnia di uomini e donne solo per il piacere di farlo. Gli hillbillies sono stati una risposta alla libertà negata, non a caso Pete Seger e tutto il movimento Hippy trasse ispirazione dalle radici del folk tramandato e nato su quelle montagne. Inizialmente c’era solo il fiddle, fondamentalmente un violino che veniva suonato per ore consecutive, per poter permettere al musicista di poter suonare per così lungo tempo, venne assunta la posizione di appoggiare lo strumento sul petto, sotto la clavicola, gli si appiattì il ponte per consentire al polso di fare meno sforzo ma l’innovazione più grande fu quella che chi suonava incominciò a improvvisare accordi suonando non più solo una corda ma tutte insieme.

All’inizio del XX secolo, con lo sviluppo dell’industria discografica, Ralph Peer, il direttore della registrazione della OKeh Records, incominciò a raccogliere documenti sonori classificando tutta la musica del sud del paese come Hillbilly. Un’idea precisa di cosa avvenisse nel periodo la troviamo nel film dei Fratelli Cohen Fratello dove sei? dove si trovano i Foggy Bottom Boys ad incidere brani in queste cabine adibite a studio di registrazione. Al violino (derivato direttamente dal Rehab di origine Araba) col tempo si accostò il banjo (strumento portato dagli schiavi arrivati dall’africa occidentale), il washtub bass (anch’esso importato come principio dall’africa ed utilizzato dalle jug band) ed infine a partire dai primi anni ’30 la chitarra acustica secondo l’innovativo progetto di Martin. Verso la fine degli anni ’40, le stazioni radio iniziarono a usare l’etichetta “musica hillbilly”. 

Quando nel 1958 fu fondata la Country Music Association l’industria della musica ha unito musica hillbilly, swing occidentale e musica da cowboy, per formare l’attuale categoria Country e Western.

Redneck e Cracker

Redneck è un termine dispregiativo principalmente applicato ai bianchi americani rozzi e poco sofisticati, strettamente associati ai bianchi rurali degli Stati Uniti meridionali.

Il termine identificava gli agricoltori che, dopo intere giornate di lavoro nei campi, benché riparati dal cappello non riuscivano a proteggere il collo che quindi a causa dalle scottature solari rimaneva perennemente scottato e quindi rosso.

Il termine redneck viene utilizzato a mio avviso erroneamente, con una connotazione razzista e conservatrice. Il termine è riferito alla classe sociale ed economica, allo stile di vita, al grado di istruzione della popolazione bianca del sud degli Stati Uniti appartenente alla fascia economica medio-bassa.

Lo stereotipo di redneck è assimilabile al 100% a quello di hillbilly, l’unica differenza è data dalla posizione geografica. 

I poveri meridionali bianchi erano spesso etichettati con insulti che storicamente potevano essere letti per indicare il contrario di ciò che pensiamo significhino. Alla base c’è una discriminazione data dalla classe sociale, molto sentita, questa in entrambi i casi ha portato da parte delle persone, alla ribellione dalle regole imposte ed alla conseguente chiusura in gruppi identitari.

L’Oxford English Dictionary trova usi dispregiativi per i redneck li definisce come “una persona bianca scarsamente istruita che lavora come bracciante agricolo o proveniente da una zona rurale del sud degli Stati Uniti, in genere considerata in possesso di atteggiamenti bigotti o reazionari”

Viene dipinto  come zoticone, scontroso, ignorante, appassionato di motori all’inverosimile, con una bottiglia di moonshine o di birra in una mano e il fucile nell’altra, con poca cura della propria persona tranne nei week-end dove lascia gli abiti da lavoro per vestirsi bene per uscire ed andare a divertirsi, bere una birra e ascoltare o ballare country-music.

La concentrazione di redneck si trova nella cosiddetta Bible Belt, una regione informale nel south-est degli Stati Uniti dove la maggioranza della popolazione segue il protestantesimo evangelico e fondamentalista giocando un ruolo fondamentale nella società e nella politica.

Redneck, negli anni ’10 e ’30, a volte significava “comunista”, riferendosi ad “un minatore che faceva parte di un sindacato”

Alcune organizzazioni sindacali hanno usato bandane rosse e il termine redneck come un modo per integrare culturalmente gruppi di minatori bianchi, neri e immigrati — che erano spesso messi l’uno contro l’altro dai proprietari desiderosi di dividere il potere del lavoro — in un’unica identità. Poiché i minatori indossavano spesso fazzoletti rossi per proteggere i loro volti e colli dalla polvere di carbone, la bandana era un simbolo di lavoro universale tra etnie e razze.

Nel 1910, i sostenitori politici del politico del Partito Democratico del Mississippi, principalmente poveri agricoltori bianchi, iniziarono a descriversi con orgoglio come “rednecks”, fino al punto di indossare fazzoletti da collo rossi per manifestazioni politiche e picnic. Nel 2008 a sostenere Obama c’era una folta schiera di “Redneck per Obama”

Il termine “Cracker” deriva dalla parola inglese centrale crack, che significa “conversazione divertente” cioè casinari o più o meno rompicoglioni! Nel 1760, le classi dirigenti delle colonie americane, applicarono il termine “cracker” ai coloni scoto-irlandesi e inglesi scesi fino alla florida provenienti dalle frontiere di Virginia, Texas- e Georgia.

John Henry

La Leggenda di John Henry è una delle più raccontate della storia della musica attraverso ballate, e hammer songs (canzoni cantate durante il lavoro dagli operai o dai prigionieri per rompere la monotonia). Le ballate sulla vita di John Henry contengono in genere quattro componenti principali: una premonizione di John Henry da bambino dove la guida di una macchina d’acciaio avrebbe portato alla sua morte, la leggendaria corsa contro il martello a vapore, la morte e la sepoltura di Henry e la reazione di sua moglie. Su John Henry ci sono state tante versioni della canzone originale cantata tra gli altri da Bill Monroe, Johnny Cash, Woody Guthrie, Pete Seeger e molte altre originali, costruite sulle quattro componenti di cui ho accennato sopra, scritte per narrare  la figura e l’esempio di John Henry

Nessuno sa chi sia o se sia realmente esistito, forse è una leggenda ma mi piace credere che sia tutto realmente accaduto! All’inizio del 1870, la costruzione della Chesapeake Ohio Railway tra Greenbrier e New Rivers richiese migliaia di lavoratori. La maggioranza di questi uomini erano afroamericani che emigrarono nella Virginia dell’Ovest in cerca di lavoro. I lavori per costruire la ferrovia richiedevano tanta manodopera, bassi salari, turni di lavoro lunghissimi e pericolosi. La leggenda vuole che Henry fosse a capo di una squadra di scavatori impegnati nel febbraio del 1870, alla costruzione del Great Bend tunnel in Talcott, West Virginia. Oltre 800 uomini hanno scavato un tunnel lungo 6.450 piedi attraverso la montagna costituita perlopiù da strati di scisto rosso, che tende a disintegrarsi se esposto all’aria, rendendo il tunnel un luogo pericoloso dove lavorare. Le cadute di roccia erano comuni e la morte era sempre dietro l’angolo. Con pesantissime mazze e con un trapano a mano, gli operai praticavano fori nella roccia che venivano in seguito riempiti di polvere da sparo e fatti saltare per sgretolare la roccia così da poter essere rimossa trasportandola con le carriole attraverso il tunnel. Un giorno  la compagnia ferroviaria fece arrivare un trapano a vapore per accelerare i lavori sul tunnel. Si diceva che il trapano a vapore potesse perforare più velocemente di qualsiasi altro uomo, questa macchina avrebbe tolto oltre il lavoro, anche quei pochi soldi che gli operai riuscivano a racimolare. Fu così che John Henry fece una scommessa con il capo cantiere: se lui fosse riuscito a scavare più veloce della macchina i suoi compagni avrebbero mantenuto il lavoro. La sfida era “l’uomo contro la macchina”. John Henry era conosciuto come l’uomo più forte, il più veloce e il più potente che lavorasse sulla ferrovia. Andò contro il trapano a vapore per dimostrare che il lavoratore nero potesse perforare la roccia più velocemente di quanto potesse fare il trapano. Usando due martelli da 10 libbre, uno per mano, scavò così velocemente e così forte che fece un buco di 14 piedi nella roccia, il trapano nello stesso tempo, è  stato in grado di perforare solo 9 piedi. La leggenda narra che John Henry riuscì a battere il trapano a vapore ed a vincere la scommessa salvo poi cadere e morire per lo sfinimento tanta fu la fatica e lo sforzo sostenuti salvando però, col sacrificio della sua vita, il posto di lavoro dei propri compagni che, senza il suo sacrificio sarebbero stati cacciati, soppiantati dalle macchine.

La figura titanica di John Henry ha simboleggiato i molti afroamericani che, con il sudore e duro lavoro hanno costruito e mantenuto le linee ferroviarie in tutta il West Virginia. Era un simbolo per i lavoratori neri che hanno dato la vita in queste pericolose occupazioni e divenne un simbolo per i movimenti dei lavoratori e dei diritti civili, simbolo di abnegazione, dello sfruttamento, della dignità dell’essere umano contro il degrado portato dall’era delle macchine, simbolo di orgoglio razziale e di solidarietà. Divenne con gli anni uno degli strumenti della propaganda governativa per propugnare la tolleranza razziale.

John Henry divenne un simbolo. La leggenda, raccontata attraverso ballate e canzoni di lavoro, ha mantenuto viva la storia di John Henry e dei ferrovieri neri.

John Henry ha promesso: “Se posso, Per sconfiggere questo trapano a vapore, morirò con questo martello in mano! “All’ingresso del Great Bend Tunnel, è stata eretta una statua posta alla memoria del mondo intero e di tutte le generazioni a venire di John Henry che divenne uno dei più grandi eroi popolari del mondo.

Redneck del West Virginia

Nel sud del West Virginia, il termine “redneck” significa qualcosa di più di un bianco rurale della classe operaia. È il simbolo della solidarietà e della sfida dimostrate dalle migliaia di minatori di carbone e dalle loro famiglie che hanno combattuto nelle guerre minerarie.

Agli inizi del 1900, i minatori del West Virginia del sud hanno dovuto affrontare condizioni lavorative disperate, i tassi di mortalità erano più alti di qualsiasi altro stato in America. Un west virginian arruolato nelle forze armate durante la prima guerra mondiale aveva meno probabilità di morire di uno che lavorava in una miniera di carbone.

In superficie vivevano nelle città governate dalle aziende del carbone. Le famiglie mandavano i loro figli nelle scuole aziendali, vivevano in case aziendali, pregavano nelle chiese aziendali e cercavano cure presso i medici dell’azienda. Potevano acquistare solo nei negozi della società perché venivano pagati, non in dollari, ma una valuta emessa dalla società.

I minatori appartenevano ad etnie diffrenti: bianchi nati in Virginia, afroamericani e immigrati Ungheresi e Italiani.  Nonostante le loro differenze, razza, lingua e provenienza, hanno formato un’unione. Chiedevano una retribuzione equa, condizioni di lavoro più sicure, la fine del sistema di sorveglianza delle miniere e il diritto di organizzarsi in un sindacato. Le compagnie carbonifere hanno risposto a tutte queste richieste con la violenza e con le armi.

Questo è un capitolo drammatico e spesso trascurato della storia americana I minatori si sono ribellati e hanno combattuto gli operatori del carbone per i loro diritti costituzionali. I circa 10.000 minatori in cerca di giustizia che presero le armi e marciarono per combattere nel 1921 al culmine delle guerre minerarie indossavano bandane rosse intorno al collo e divennero noti come “Redneck Army“. 

Il primo comitato del movimento era composto da tre ufficiali: un bianco nato nel West Virginia un immigrato italiano e un afro-americano.

Quindi quando chiami qualcuno un redneck in West Virginia, potresti fargli un complimento.

Ruben Levi Rhodes – Abbeville

Mia moglie dice sempre, ascolta musicisti che neanche i parenti più stretti sanno che fanno musica… beh Ruben Levi Rhodes (aka Ruben Rivera) è uno di quei casi dove davvero non sono riuscito a sapere nulla di lui se non che è un cantante originario della California meridionale, nella sua musica ha mescolato perfettamente lo spirito del Rock’n’Roll la con l’eredità del country e dell’Honky Tonk. Abbeville è il suo disco di esordio e porta con sé i suoni di un glorioso passato dove i “solo” e i riff della chitarra elettrica trovano il loro spazio. Sunday Song e White Line Flyin sono una doppietta iniziale che fa riconciliare con il mondo, una ballad mid-tempo la prima e un r’n’r incendiario la seconda. Lonesome Is Never Alone ci porta al confine del messico dove una languida steel guitar si mescola a ritmi associabili ai primi Los Lobos mentre Avery è una classica country ballad dove il fiddle e l’armonica si rincorrono attorcigliati dal piano e dall’immancabile steel. I temi del disco sono sviscerati in queste prime canzoni per trovare in Talkin Cannonball Blues un up-tempo che richiama molto il Dylan di The Basement Tapes. Jack of Diamonds è la canzone più lenta ed evocativa del disco. Country-Folk-Rock sono i tre ingredienti fondamentali di Abbeville, 14 canzoni da assaporare al caldo sole di questa primavera sognando viaggi, odori, sapori e panorami che questo disco ci regala in un momento dove i sogni si mescolano alla realtà e Abbeville è un’amaca dove possiamo liberamente lasciarci andare abbandonandoci e lasciandoci cullare ed abbracciare dalle emozioni che rilascia. 

The Family Sowell – Same Kind of Different

La musica Country e Bluegrass è tradizionalmente ricca di famiglie che si costituiscono in una band, la più conosciuta è sicuramente The Carter Family, ma in 150 anni si sono susseguite stirpi che portano avanti i valori della famiglia, delle radici della loro cultura e l’amore per la musica. Quello che per loro è normale, in Italia verrebbe additato come fenomeno mediatico, prendiamo ad esempio John-Mark Sowell ha 15 anni suona il violino da dio ed è il frontman del gruppo e per non farsi mancare niente suona piano, mandolino, chitarra e basso, qui verrebbe chiamato FENOMENO, in realtà lo è… ma quanti John-Mark ci sono in US? Alle nostre latitudini ragazzi come i fratelli Sowell sarebbero a racimolare date gratis o per pochi spiccioli eseguendo cover trite e ri-trite di gruppi del passato, loro no. Sicuramente la differenza la fanno le differenze culturali, religiose, lo stile di vita e l’ambiente nel quale molti dei ragazzi crescono a ridosso delle Appalachian Mountains.

The Family Sowell sono di Knoxville, nel Tennessee sono sei fratelli che inseguono un sogno insieme, la loro musica infonde passione, amore e immenso talento. In ordine di età sono: Jacob Sowell (23 anni il più vecchio del gruppo!!!) al Banjo, Joshua Sowell (21 anni) alla chitarra, Naomi Sowell (19 anni) al contrabbasso, Abigail Sowell (19 anni) al Mandolino, John-Mark Sowell (15 anni) al violino  frontman del gruppo e Justus Sowell (13 anni) al dobro.

Same Kind of Different, è il loro disco appena pubblicato, prodotto dal Nominato ai Grammy, Ben Isaacs, contiene 10 brani originali e 3 cover. The Family Sowell è una delle band più emozionanti che ho ascoltato da molto tempo. Nonostante la giovane età sembrano già una band con una esperienza pluriennale, grande musicalità, armonie vocali perfette, ottimi musicisti, ma soprattutto, quello che adoro di questi 6 ragazzi, è che mi fanno stare bene, infondono spensieratezza, allegria, fanno sembrare semplici cose che in realtà non lo sono, si divertono e fanno divertire. La mamma, Cindy, spesso sale sul palco per unire la sua voce a quella dei suoi figli, mentre il padre Guynn guida l’autobus e gestisce la parte commerciale.

Questo è il loro terzo album, la storia ne è testimone, come spesso capita le Family Band hanno quasi tutte vita breve, godiamoci queste canzoni confidando che le nuove generazioni degli Sowell continuino a portare avanti la stessa passione e lo stesso talento. 

HAM Rodeo – HAM Rodeo EP

HAM Rodeo si sono formati verso la fine del 2017 da quattro pilastri della scena bluegrass di New York City. Alle voci troviamo Christian Apuzzo (chitarra) e Larry Cook (basso), alla steel guitar Justin Camerer e alla batteria Ellery Marshall. La band ha iniziato a suonare musica acustica tradizionale ma col passare del tempo si sono accorti che c’era una fame tra gli ascoltatori dello zoccolo duro della scena musicale del western-swing pronti a ballare sulla loro musica. Con un bagaglio di canzoni dei grandi classici di Hank Williams, Buck Owens, Merle Haggard unito ad influenze più recenti come Caleb Klauder, la band ha iniziato a scrivere musica originale per questo EP di debutto composto da 4 canzoni originali e 2 deliziose cover dedicate a tutti i Good ol’boys. Un EP saldamente ancorato alla tradizionale della musica country americana, Twang e Bakersfield Sound allargando quel poco che basta i confini del loro suono sia per soddisfare i loro gusti  ma col pensiero rivolto a mantenere sempre piena la pista da ballo. Un disco felice, gradevole, facile da ascoltare per chiunque si volesse avvicinare ai due generi senza passare dai classici. HAM Rodeo sono meglio di qualsiasi farmaco antidepressivo, il vostro umore dopo l’ascolto di queste 6 canzoni sarà sicuramente migliore… mettere HAM Rodeo EP come sveglia mattutina e la vostra giornata cambierà… Provare per credere.