David Gideon – Lonesome Desert Strum

David Gideon sembra uscito da un romanzo di Jack Kerouac: in cerca di avventura, un po’ selvaggio, con tante storie da raccontare e canzoni da cantare.

Nato da genitori artisti, Gideon è cresciuto trascorrendo le sue estati alla Farm (una comune hippie, situata vicino a Nashville) dove apprese i primi rudimenti di batteria. Alla fine si diresse verso il west, dove incominciò ad esibirsi live, a lavorare come DJ, a fare il bracciante nei ranch della California del nord e infine si stabilì nella città natale di Billy the Kid, a Silver City in New Mexico.

Gideon aveva già registrato due dischi solisti autoprodotti nel New Mexico e durante il tour di promozione, è ritornato in Tennessee e si è innamorato perdutamente dei classici suoni country che si potevano ascoltare nei bar della zona di Nashville dove ha deciso di registrare Lonesome Desert Strum.

L’album cavalca il traditional country facendolo rivivere con i suoni dei nostri giorni grazie all’onnipresente pedal steel ed agli interventi del fiddle.

L’album inizia con Southwestern Skies che racconta la storia di un uomo felice di essere immerso nell’abbraccio della famiglia e del territorio che ama.

My Birthday dalle atmosfere cupe e vagamente jazzate, narra in stile crooner una storia di abbandono fatta di ricordi di bei momenti che non potranno più tornare.

Ashes nonostante il suo incedere spensierato parla della sepoltura. Gideon chiede che le sue ceneri non vengano seppellite ma sparse in luoghi per lui importanti come lo Studio B e lo Studio A di Nashville e il Ryman Auditorium, una consacrazione totale per l’amore alla storia ed alla musica country.

Moving to the Country è invece quello che promette, un up-tempo che invita a sgambettare e a tenere il tempo.

In Nice to Meet You, canta, “supino su quel vecchio trampolino, guardando le stelle, parlando dei nostri sogni e dei luoghi in cui non siamo mai stati“. Momenti di vita che in tanti sono in grado di condividere con una melodia dove ancora duettano pedal steel e fiddle.

Woman Like Her è una canzone languida un po’ decadente con il twang a sottolineare che una donna come lei è come una country song, è tra le mie preferite ed è come vorrei che fossero tutte le canzoni!

Wings of an Angel si allontana per un momento dal country per fare spazio ad atmosfere più blues dove è il riff di chitarra a catturare l’attenzione dell’intero brano. 

Lonesome Desert Strum è dominata da una chitarra western ed una blues che duettano e si intrecciano descrivendo al meglio l’anima e lo spirito dell’intero album.

Drifter è il ramingo che racconta la storia della sua vita sempre in viaggio, sottolineata molto bene dal ritmo della batteria che non lascia spazio se non per un piccolo respiro ogni tanto.

Ballad Of Crazy Horse, è una languida e splendida ballad che racconta della storia dei nativi americani.

Red Boots  in perfetto stile western swing e testimonia ancora una volta il grande amore di Gideon per la tradizione.

Moonlit Lake conclude degnamente il disco come l’ultima canzone che si ascolta alla fine della serata trascorsa in un honkytonk bar, con un bicchiere di Bourbon in mano e tanti ricordi e rimpianti nella testa.

C’è fortunatamente un risveglio ed un grande ritorno ai suoni tradizionali della musica country, quelli grazie ai quali mi sono innamorato di questo genere che negli ultimi 25 anni le etichette discografiche hanno tentato di rimpiazzare con suoni mainstream tra pop, rock, rap solo per riempire le classifiche e le proprie tasche. 

La musica country, quella vera, che è rimasta tale fino al 1997,  è sostenuta al giorno d’oggi al 90% da artisti che si autoproducono ai quali bisogna dire un doveroso enorme grazie perché stanno cercando di mantenere viva e riportare all’attenzione di tutti la Musica Country & Western tradizionale. Sostenere questi artisti è l’impegno più importante che sento e vi chiedo di assumervi.

Lonesome Desert Strum è un disco da consumare.